Continuo a ricevere nel mio studio persone che stanno vivendo una relazione annoiata, alla deriva, gente delusa dal partner, che non riesce a trovare un modo per riparare qualcosa che si è ormai logorato e, mentre mi raccontano la loro situazione, mi chiedo sempre quale potrebbe essere la campana dell’altro, quale il suo punto di vista, se è vero che davanti a me c’è una santità senza alcuna colpa che, come San Sebastiano, subisce il martirio delle frecce lanciate da un carnefice.
Al di là dell’etimologia e della storia di questo vocabolo, quando parliamo di relazioni umane va da sé che la responsabilità sia una dimensione imprescindibile e, se mi segui da un po’, mi avrai sentito ripetere fino alla nausea che dovremmo preoccuparci degli effetti dei nostri comportamenti sugli altri.
Essendo un coach e ricevendo nel mio studio prevalentemente persone adulte che vivono noie all’interno della coppia, mi trovo ogni giorno ad ascoltare resoconti di relazioni languide, per i motivi più diversi.
La scelta di questo aggettivo non è casuale: “languido” sta a indicare qualcosa di debole, privo di forza, stanco e, quando una relazione si trova in questo stato, nella mia visione, è inutile fare il gioco delle colpe, dal momento che ragioni e colpe sono sempre ripartibili al 50% e limitarsi a individuarle non risolve il problema.
Si fa un gran parlare di ghosting negli ultimi anni e fioccano continuamente articoli e video su web, libri di psicologi che si dedicano a questo argomento, tuttavia, mi rendo conto che ancora moltissime persone non sanno di cosa si tratta.
È normale e sano aspettarsi il meglio dal proprio partner; tuttavia, molte persone permangono nella triste dimensione di attendere che cambi certi atteggiamenti disturbanti e si ritrovano a vivere una relazione non appagante, o addirittura svilente.
In questa puntata vorrei rispondere a una domanda che mi sento fare spesso, soprattutto da estranei quando ci presentiamo e ci raccontiamo reciprocamente cosa facciamo nella vita.
Nel momento in cui mi definisco un formatore che tiene corsi sulla comunicazione relazionale e non verbale, la domanda che mi arriva, nove volte su dieci, è: “Perché è importante conoscere il linguaggio del corpo?”
L’approccio al sesso e quello all’orgasmo sono molto differenti tra una donna e un uomo, così diversi che potremmo parlarne ore, tanto è vasta la tematica.
In questa puntata, che non vuole essere esaustiva né scientifica, dal momento che non ho i titoli per dichiarare una cosa del genere, ti porterò gli studi che ho fatto in questi anni sul cervello dell’essere umano, riportandoti alcune sostanziali differenze che i più importanti studiosi dell’encefalo hanno individuato tra il cervello della donna e quello dell’uomo.
Esiste da secoli un adagio che abbiamo ascoltato tutti: “Il buon tacer non fu mai scritto”.
Da molti attribuito a Dante Alighieri, sembra più probabile che si tratti di una leggera variazione di un verso di Iacopo Badoer, un librettista e poeta italiano vissuto nel secolo diciassettesimo.
Qualche tempo fa, in una puntata che trovi nel mio archivio (https://youtu.be/OWOp__bPPWA?si=5adrh4dUWGu-j6Jj), ho parlato dell’assertività in ambito professionale, ma ogni giorno, nelle sessioni di coaching, ascoltando i miei clienti parlare di problemi e incomprensioni all’interno della coppia, mi rendo conto che una delle più frequenti cause di dissapori è la mancanza di assertività da parte di uno o di entrambi i partner.
Purtroppo, la dimensione assertiva non è frequentata da tutti, anche perché manca nel sistema scolastico la volontà di accompagnare gli allievi a capirla e a sceglierla come base intelligente su cui muoversi in ogni relazione, per evitare proprio le incomprensioni, mantenendo sempre un comportamento idoneo al contesto e rispettoso sia di se stessi sia degli altri.
Nella smania di "bastare a se stessi", come vuole da anni il mantra del capitalismo, ci stiamo allontanando sempre più dai legami e molti di noi ormai li vedono come dimensioni pericolose.